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Burn-out: cos'è, e che cosa lo provoca. La mia esperienza

Burn-out: ci sei dentro proprio adesso? Ne sei già uscito? Allora benvenuto nel club, perché secondo una ricerca dell’università di Stanford l’87% dei lavoratori over-35 odia il proprio lavoro, e oltre il 62% è già stato battezzato dall’esperienza burn-out.



Ma di cosa si tratta, in soldoni?

Innanzitutto, non è un termine alternativo per definire lo stress, chiariamolo subito, tant’è vero che l’OMS l’ha definito una sindrome da stress cronico derivante da cause lavorative, mettendolo di fatto nella lista delle patologie da lavoro, quindi non sottovalutarlo è il primo passo per combatterlo o evitarlo, se non ci sei già dentro fino al collo.

Letteralmente la parola burn-out significa "completamente bruciato", e l’immagine che rende meglio l’idea è quella del burn-out motociclistico, quando cioè il pilota, tenendo il freno anteriore pinzato per non decollare, fa girare al massino la ruota posteriore finché dallo pneumatico si alza una nuvola di fumo. Come va a finire? Che il copertone poi si butta perché è inservibile, scoppia o va letteralmente in pezzi, proprio come il lavoratore in burn-out. Fidati di uno che ne è uscito (vivo) ben due volte!


Quindi sì, si può uscire dal burn-out, basta solo farsene una ragione in tempo, mettere da parte le scuse e lavorare per tirarsi fuori dalle sabbie mobili, la ricetta per uscirne te la darò nel prossimo post, oggi parlo delle cause e dei segnali per identificarlo prima che faccia danni seri. I segnali di allarme che dovrebbero metterti sull’attenti sono molto subdoli, perché spesso fanno parte della quotidianità per chi occupa posizioni lavorative di responsabilità o è sottoposto a pressione costante. Ti voglio raccontare la mia esperienza, ecco COME HO VISSUTO I MIEI 2 BURNOUT:


I sintomi-campanello per la mia esperienza personale sono stati:


  • Affaticamento: già dal mattino. Il pomeriggio poi non passa mai, e il calvario di Gesù a confronto era un party di Hollywood. La sera ti spegni davanti alla tv accesa, ma se vai a letto resti sveglio come un gatto fino a notte fonda. Poi d’improvviso quel maledetto bip-bip-bip e la giornata ricomincia con lo stesso grigio canovaccio.

  • Bruxismo: per chi non lo conosce è quell’atto involontario di digrignare i denti, inizialmente solo nel sonno, poi se sei uno tosto e non ti arrendi all’idea di essere in burn-out, cominci a farlo anche di giorno. Il dentista si frega le mani, e a te viene anche – e sempre più spesso - torcicollo e/o infiammazione cervicale, che sono danni collaterali di questo tic al quadrato.

  • Delusione e senso di impotenza: qualsiasi compito sembra ti sia stato assegnato per punirti o farti un dispetto, tutto risulta difficile, la giornata è una corsa a ostacoli, mentre ti convinci che agli altri gira sempre tutto bene, e inizi a odiarli. Tutti. Famigliari compresi

  • Logoramento fisico e mentale: mangi male perché non hai tempo (o credi), non fai esercizio fisico, sempre perché non hai tempo, e quando lo fai ti fai male perché non sei allenato. Niente sfogo fisico = maggiore accumulo di stress. Lo specchio non è più tuo amico e anche cercare il telecomando tra i cuscini del divano è uno sbattimento. Dal medico non vai (perché non hai tempo) e invece di risolvere piccoli problemi fisici li lasci montare finché diventano emergenza, proprio nel momento in cui … non hai tempo per stare male

  • Produttività ai minimi storici: non riesci a portare a termine niente di quello che dovresti fare, né a casa né tantomeno al lavoro. Hai mille cose iniziate e nessuna finita, ti sembra di non essere più capace di fare il tuo lavoro o di farlo come un principiante, sei un casinista incasinato, ma se te lo fanno notare vai in pezzi, o diventi una furia

  • Disinteresse per l’attività professionale: rassegnarsi a standard-bassi abbassa i tuoi standard, e andare a lavorare diventa una pausa fastidiosa tra le puntate della serie TV preferita da guardare in catalessi dopo cena. L’unica descrizione che riesci a dare del lavoro è “uno schifo" o "non voglio pensarci”. Daresti un rene per cambiare posto di lavoro ma anche solo pensare di aggiornare il CV è uno sbattimento, e poi … non hai tempo

  • Antipatia generalizzata verso tutto e tutti: gli aerei che devi prendere, il traffico, il cane da portare fuori, quasi tutti gli amici, ma soprattutto verso il contesto lavorativo, i colleghi e l’autorità. L’ufficio è un covo di serpi che cospirano ai tuoi danni, la tua scrivania è la pattumiera dove gli altri gettano quello che non hanno voglia di fare, "ma devo sempre fare tutto io?" I superiori sono dei boia incappucciati e l’unica ragione per cui non hanno ancora calato la scure per mozzarti la testa è solo perché la pena di morte non è ben vista dai sindacati

  • Mancanza. Di tutto. Di tempo, motivazione, autostima, energia, positività, obiettività, capacità di ascolto e di comunicare, concentrazione, tempo, sorrisi, tutto di tutto, tranne che di rotture di c ….


L’ho buttata un po' troppo sul ridere forse, ma il burn-out è una brutta bestia veramente, e non è da sottovalutare perché si rischia seriamente l’esaurimento o - peggio - di fare qualche stupidaggine di cui pentirsi seriamente, il classico colpo di testa figlio della rabbia o dello sconforto.


Le ragioni che causano burn-out (sempre secondo una ricerca dell’OMS) attengono a diverse sfere dell’attività lavorativa, ma quelle che per me sono state più determinanti sono


  • Carico eccessivo di lavoro e mancanza di risorse: quando ti chiedono di vincere il campionato di F1 con una 127 sport dell’84 e non ti danno nemmeno la benzina per uscire dai box

  • Valori contrastanti: alcune scelte o politiche aziendali non le capivo né accettavo, troppa distanza dai miei valori. Dovermi adeguare ed agire contro la mia etica mi ha fatto crollare. Ma da quel disgusto è nato il mio progetto di coaching aziendale, quindi non tutto il male viene per nuocere, in fondo.

  • Compiti e obiettivi poco chiari, o programmi che cambiano spesso e senza una motivazione coerente con gli obiettivi. Se poi sei un commerciale e l’obiettivo raggiunto significa un bonus, puoi capire che ti saltano le valvole quando a metà febbraio cambiano tutti i programmi, capisci che il bonus è ormai un miraggio e dovrai accontentarti dello stipendio base, ergo la voglia di lavorare come un mulo fino a dicembre svanisce come un bel sogno al bip-bip della sveglia.

  • Scadenze irrealistiche e obiettivi sproporzionati rispetto alle risorse, tipo raddoppiare il fatturato delle vendite del Brasile quando attraversa la crisi economica peggiore degli ultimi 200 anni, oppure aprire 20 punti vendita in 2 mesi in un mercato mai esplorato prima.

  • Partecipazione zero a processi organizzativi e decisionali della propria area di lavoro. I piani strategici li fa il direttore finanziario in base al numerino che vuole vedere in fondo al foglio Excel, ma di quello che succede nei mercati e dei mezzi che i dipendenti hanno ha la stessa competenza che io ho di poesie in aramaico antico.

  • Mancanza di riconoscimento e meritocrazia: qualsiasi obiettivo raggiungi ti dicono "e allora? è il tuo lavoro" e se fai l'impresa e batti ogni record la promozione l'avrà comunque quell'altro che non combina niente, ma si sa vendere meglio.

Ti sei riconosciuto in questa storia o conosci qualcuno che sembra essere in pieno burn-out? Allora condividi il post e commentalo sui social e racconta la tua esperienza, o meglio ancora vai alla homepage per prenotare una call gratuita con me, così potrò condividere come ne sono uscito e darti una mano a tirarti fuori dalla palude, o evitare di metterci un piede.


A presto!


Dennis



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