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LEADER vs BOSS
Lo scenario post-pandemia si prospetta come un momento in cui la collaborazione per raggiungere obiettivi condivisi sarà fondamentale per ricostruire il tessuto imprenditoriale in tempi brevi, ottimizzando le risorse disponibili (poche) e allocando il budget (pochissimo) degli investimenti allo stretto necessario. La performance del team è sempre la chiave del successo delle aziende, e ogni team che funziona deve avere un buon leader.
Di seguito uno stralcio dal mio libro "Of Wolves and Men" in cui si parla di leadership e di come il lupo sia IL modello di leadership perché è quello più longevo e, perciò, ottimizzato. Perché? Semplice: l'uomo è sulla terra da mezzo milione di anni, il lupo da qualche decina di milione ed ha avuto quindi molto più tempo per testare la strategia, ed affinarla fino a renderla perfetta in ogni suo aspetto.
In un ecosistema aziendale moderno il lupo è quel manager che dirige il suo team con etica e profitto, non l’una o l’altro, badate bene, ma entrambi. Eh già, il lupo ha un’arma in più rispetto agli altri ed è un’arma che non fallisce una volta puntata sul bersaglio, un’arma che va preparata e calibrata con estrema cura prima di usarla efficacemente, un’arma che raccontata così fa sognare ogni manager che aspiri ad essere un leader e non un boss. Si tratta del branco.
Esiste una differenza profonda, di sostanza e di forma, tra un manager “Leader” ed un manager “Boss”. Si trovano dozzine di infografiche e schemi su internet che mostrano le differenze tra le due tipologie, tutte diverse e tutte uguali in fondo perché sottolineano sempre la differenza tra IO e NOI, tra inclusione ed esclusione, tra condivisione ed appropriazione, tra senso del dovere e paura della punizione.
Ho sempre lavorato come dipendente, ma se fossi imprenditore e avessi una azienda tutta mia vorrei che a dirigerla fosse un leader e non certo un boss. Sono fermamente convinto che anche negli affari sia necessaria l’etica e soprattutto sento che sia doveroso dare un contributo ad un livello più alto - o profondo - alla crescita della collettività, non solo generando profitto ma soprattutto prediligendo la sostenibilità del lavoro e aiutando le persone a sviluppare le loro potenzialità.
Ecco, il lupo incarna proprio il mio ideale di leader perché si differenzia dal capo per come vede lo scopo del suo lavoro, cioè persegue in primis la crescita della collettività rispecchia le definizioni a cui mi riferivo prima, che ritengo rappresentino il mio pensiero meglio di quanto altre parole potrebbero fare.
Guardando questa infografica salta subito all'occhio che Il “noi” è il principio che sta alla base del gruppo, e il lupo rappresenta l’espressione più alta della capacità di ragionare ed agire in funzione del “noi”, di organizzarsi per e attraverso il gruppo, di appartenervi nel senso più profondo del termine, ovvero di anteporre il bene del gruppo ad esigenze – o anche solo visioni ispirate dall’individualismo. Questo non significa che il lupo non sappia essere un individuo quando estrapolato dal contesto del branco, anzi. Non a caso ogni branco ha un un capo, un garante dell’ordine e della disciplina, il giudice delle dispute, il collante, mentore, guida e punta di diamante della squadra.
Il prossimo passaggio evidenzia come il concetto di leader abbia dei contorni che possono sfumare e confondersi con quelli di un'altra figura professionale che dimostra di avere molte ed inaspettate similitudini con un lupo a capo di un branco: il coach.
Nei documentari si vede spesso una scena come quella della foto: un branco di lupi che, si accalca intorno alla preda abbattuta per sbranarne le carni e spolparla fino all’osso, con sfoggio di zanne insanguinate, ringhi tellurici, latrati gutturali, e tutto il repertorio da "lupo- delle-favole" per incutere timore e tenere tutti gli altri a distanza. Il caos e la frenesia fanno apparire un momento di spartizione di un premio ottenuto grazie al lavoro di squadra come un’azione cruda e senza più regole, dove solo il più forte ha la meglio e al più debole resterà il magro bottino delle ossa ormai spolpate da leccare. In realtà non è così, lo dico perché la materia la conosco bene, i lupi sono la mia passione e il loro modello comportamentale in termini di relazioni all'interno del gruppo è stato la base del mio metodo di lavoro con i miei team per quasi 20 anni. Non è affatto una scena di violenza e caos in assenza di regole perché il lupo ha il branco nel DNA e non se lo può certo scrollare di dosso facilmente, o dimenticarsene davanti ad un boccone succulento; ci sono regole e comportamenti per ogni situazione e per ogni momento. Regole che sono sempre le stesse per tutti i branchi del mondo, sedimentate e accettate per far si che il momento per cui tutti hanno lavorato, imparato, cooperato e sofferto si trasformi in una mera zuffa in cui vince il più forte, il più scaltro o il più "furbetto", come invece spesso accade nella nostra società. La regola di base qui è una ed è semplice: tutti hanno diritto a cibarsi perché ogni membro del pack deve essere forte ed in salute per contribuire al benessere del branco in base alle proprie abilità e specializzazione. La scena ritratta nella fotografia mostra un branco alle prese con una lotta feroce per la spartizione della preda, ma ad un occhio più attento si possono cogliere le sfumature delle dinamiche che scaturiscono dalle relazioni di un gruppo. L'immagine rivela molto più che l’ovvietà dell’epilogo di una scena di caccia tra animali selvaggi. Lo sfoggio delle zanne, il naso arricciato per scoprire minacciosamente i denti, i ruggiti e gli scatti improvvisi per scacciare e tenere a distanza il vicino, la foga nel lacerare le carni per ingurgitarne il più possibile, montare sulla preda e difendere la posizione e reclamarne il possesso in realtà sono un rituale di comunicazione nel quale ognuno tenta sicuramente di mangiare quanto più possibile, questo è inconfutabile, ma nel rispetto delle gerarchie e delle direttive che il leader impartisce e ricorda costantemente durante il pasto, anche se sembra rapito dalla trance che la carne ancora calda ed il sapore del sangue hanno indotto. Dicevamo, ma il leader ... che fa?
Se deciderete di guardare la stessa scena con più attenzione noterete che ci sono due lupi con la testa chinata sulla preda nella parte destra della foto che sembrano quasi disinteressati alla zuffa. Sono il maschio e la femmina alfa, la coppia dominante che può cibarsi prima degli altri e scegliere le parti migliori della preda. Lo si deduce dal fatto che sono intenti a cibarsi della parte migliore di una preda: le sue interiora, molto nutrienti e relativamente facili da mangiare in quantità. Basta lacerare un sottile strato di pelle del ventre per accedere ad un forziere di prelibate carni.
Se fate caso alla loro sinistra ci sono altri due esemplari intenti a lottare ferocemente (in apparenza) per conquistare una posizione più favorevole; sono i soggetti beta, cioè gerarchicamente si posizionano appena sotto alla coppia dominante e si può anche notare che i due non stanno lottando con l’intento di ferire l’avversario dal fatto che le zampe sono raccolte quasi a voler evitare di graffiare con gli artigli. Il morso alla gola dell’avversario poi è una opzione che nessuno dei due sta contemplando e fissato nello scatto c’è un dettaglio rivelatore del gioco psicologico a cui stanno giocando: cercano di spostare l’avversario per sbilanciarlo ed allontanarlo oppure di sormontarlo per “rubare” la posizione più favorevole rispetto alle parti migliori della preda.
Gli altri lupi del branco sembrano attendere, uno di essi ha talmente paura di incrociare lo sguardo di un altro lupo di rango superiore - e pagarne le conseguenze - che non sta nemmeno guardando la preda, sembra quasi preferire l’obiettivo del fotografo.
Alla sinistra dei due beta c’è poi un altro lupo, e non è difficile indovinare che non aspetti momento più propizio di una lite - e della confusione che ne scaturisce - per “saltare la coda” e ingurgitare quanta più carne possibile in pochi morsi approfittando del trambusto e confusione generati dalla zuffa.
Gli altri in disparte sono consci del fatto che comunque vada di carne ce n’è per tutti, magari non i pezzi migliori, ma di fame non si muore quando sei parte del branco.
Non avendo la necessità impellente - e probabilmente per indole nemmeno l’attitudine di lottare per una posizione - devono solo armarsi di pazienza ed attendere il loro turno, per mangiare o magari per rubare un boccone e allontanarsi per assaporarlo senza rischiare una dolorosa “pinzata”.
Vorrei soffermarmi su un aspetto fondamentale che dalla foto non si evince, cioè che nel caso i due litiganti beta dovessero spostare l’asticella dell’aggressività un po’ troppo verso l’alto, in un lampo il maschio alfa interverrebbe con un ringhio sonoro, un bel morso assestato strategicamente al più violento dei contendenti per separarli, costringendo uno di loro, o entrambi, a spostarsi e innescare un ulteriore scaramuccia con altri per trovare un’altra posizione intorno alla preda.
Il gesto di separare i due consente al maschio alfa di:
(A) rafforzare la sua posizione innanzitutto, dando dimostrazione di chi è al comando a tutto il branco riunito.
(B) di evitare che uno o più membri del branco si feriscano, penalizzando quindi il potenziale del branco.
(C) di dare una bella mescolata alle carte creando un attimo di confusione cosicché chi è ai margini provi ad accaparrarsi un boccone nutriente invece dei soliti avanzi, dandogli la possibilità di cibarsi adeguatamente contribuendo così alla gestione delle risorse e a innalzare il livello totale di stamina e performance del pack, dando a tutti, anche ai più deboli una chance.
I LEADER FANNO I LEADER, QUANDO LE COSE VANNO MALE I TEAM CERCANO ANCORA PIÚ LEALTÀ, IMPEGNO E DETERMINAZIONE NEI PROPRI LEADER.
(Bill Campbell - Il Coach da un trilione di dollari)
Se volete saperne di più sul lupo e su come possiamo imparare da lui a gestire le aziende in modo funzionale rispetto alla risorsa più importante che hanno (le persone) iscrivetevi al blog.
Stay tuned!
Dennis
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