Questo post è volutamente semplicistico e un po' provocatorio, non ho timore di dichiararlo. Voglio proprio sfidare i grandi come facevo da adolescente, quando avevo più brufoli che cervello, e la mia felicità era ascoltare musica con gli amici.
Risolvere i problemi tra genitori e figli adolescenti si può? Educare i figli, riuscire a comunicare profondamente ed efficacemente con loro, infondere fiducia e rispetto è una impresa titanica, e lo dico proprio perché … io di figli non ne ho.
E allora?
Con che coraggio, con quale spocchia o presunzione oso pontificare su un argomento di cui ho zero esperienza?
Posso. Eccome se posso, per almeno tre validissimi motivi, che - sono sicuro - stai morendo dalla curiosità di conoscere. E di smentire. Allora giù il gettone, si parte!
Il primo motivo per cui sfoggio cotanta arroganza e sicumera è proprio che non ho figli, e quindi non sono interessato dalla dicotomia genitore-educatore/figlio-ingestibile. Non sono influenzato dalle normali dinamiche che si creano nel rapporto in quella fase della loro vita. Lo vedo da fuori, come il gatto che guarda con distacco il cane che gli abbaia dall'altro lato dell'inferriata. Al contempo - come tutti sulla Terra - sono un figlio, sono stato adolescente e sono consapevole di come le dinamiche familiari siano spesso “storte”, un po’ “malate”, o comunque poco orientate alla produttività, perché divisive: da un lato della barricata i genitori, dall’altro i figli. Per forza la probabilità che funzioni bene è bassa: non c’è unità di vedute, manca l’active listening, e le aspettative sono troppo alte. Da parte di entrambe le parti, che infatti muovono le stesse accuse: "non mi stai ascoltando" o " pensi solo a te". Quando ne combinavo una delle mie e li facevo incazzare mi dicevano “ti auguro di avere un figlio come te, così capirai!” Figli non ne ho avuti, ma l’ho capito lo stesso che farli incazzare era un modo per attirare l’attenzione, in fondo.
Motivo numero due: all’età di 16 anni, quindi in piena adolescenza, ho iniziato a dare ripetizioni ai miei compagni di scuola per le materie in cui “spaccavo”, poi a quelli più giovani, spiegando - per esempio - la storia come se fosse un film, o trovando sempre nuovi metodi e soluzioni per trasferire le informazioni e la conoscenza in modo pragmatico, efficace, misurabile, fino a diventare un formatore, un business coach e un docente universitario. Da adolescente sapevo benissimo cosa non funzionava negli insegnanti e nei genitori, e cercavo di escludere quegli elementi distonici dal processo di apprendimento dei “clienti” a cui davo ripetizioni. Da docente e formatore ho crackato il codice di comunicazione, e siccome funziona mi sento di condividerne gli elementi costitutivi.
Il terzo motivo è che ho avuto la fortuna e il privilegio di lavorare sempre in team, in Giappone, in Europa, in Medio Oriente e in Africa, e ho imparato che siamo tutti uguali, con gli stessi desideri, paure pregi e difetti della condizione umana. Il team è alchimia, e il segreto alchemico per tramutare il piombo in oro - spesso - è sotto al tuo naso: se dai rispetto, sincerità e fiducia la probabilità di essere ripagato con la stessa moneta è molto alta. Lo scambio è la condizione essenziale perché il team funzioni.
Ma non siamo qui per parlare di me, bensì dei tuoi teenager, e di come puoi farli rendere al meglio del loro potenziale, con tecniche e metodi semplici, attuabili e produttivi. Allora ecco 5 strategie efficaci per "leggere" gli adolescenti e sbloccare il loro pieno potenziale, insomma per incoraggiare quegli zucconi scansafatiche a raggiungere i propri (tuoi?) obiettivi.
1. OBIETTIVI: Appunto. Incoraggiali a definire degli obiettivi concreti e misurabili, e guidali con empatia nella definizione di obiettivi realistici e realizzabili. Aiutali a suddividere gli obiettivi più grandi in traguardi più piccoli, per monitorare i progressi in modo efficace e prendere fiducia, forza ed entusiasmo anche dalle piccole vittorie quotidiane, non solo dai grandi traguardi.
2. Rinforzo positivo: riconosci e loda gli sforzi e i risultati di tuo figlio. Il rinforzo positivo aumenta la loro fiducia e motivazione. Occhio però: il rinforzo positivo non deve essere oggetto di scambio, e il risultato non deve arrivare solo per ricevere un premio, se no il tuo teen farà la fine di quei cani obesi che, pur di ricevere un biscotto in premio, imparano a fare qualsiasi evoluzione. Il mio per esempio ha imparato anche a farmi la dichiarazione dei redditi, in cambio di un osso di Fiorentina. Ma per fortuna - e un po' anche per merito mio, diciamolo - non è obeso.
3. Canali di comunicazione belli aperti: crea uno spazio sicuro per una comunicazione aperta e onesta, una frase-codice o parola d’ordine per chiedere aiuto o consiglio senza sentire il peso del giudizio, o del rimprovero. Ascolta attivamente i problemi, i sentimenti e le preoccupazioni del tuo teen, senza sminuirli, è un adolescente e dei grandi problemi della vita è giusto che non si preoccupi. Almeno per adesso. Se fa fatica ad aprirsi, forse è perché non è sicuro di essere ascoltato con interesse. Pensa a quando avevi la loro età, e quali atteggiamenti dei tuoi genitori o degli insegnanti ti davano sui nervi, ti facevano chiudere la comunicazione, e cerca di comportarti come avresti sperato che invece facessero con te.
4. Lead by example, cioè sii l'esempio, sempre. Non solo quando conviene o è facile farlo. La chiave qui è la coerenza, e le tue azioni parlano più delle parole, perché possono ispirare tuo figlio a seguirne l'esempio. Gli inglesi hanno una frase molto efficace per esprimere questo concetto: “children see, children do”. Con il tuo esempio determini il loro comportamento, la loro impronta etica, il loro metro di valutazione e giudizio. Qui puoi fare la differenza: nel quotidiano. Con l’esempio, non con le parole. Leggerezza e superficialità nel dare l’esempio fanno la differenza tra un futuro razzista, un capo tossico, marito violento, un campione mancato o la persona che vorresti i tuoi figli diventassero.
5. Promuovi l'indipendenza: consenti al tuo teen di prendere decisioni, di imparare sia dai successi che dai fallimenti. Incoraggiare l’indipendenza rafforza la loro fiducia in se stessi e aumenta le capacità di risoluzione dei problemi. La difficoltà sta nel comprendere quando invece serve una guida, un supporto o una indicazione. Essere lasciati soli nelle difficoltà spesso porta a sviluppare scarsa considerazione di se stessi, perché … “tanto non frega niente a nessuno di me”.
Se sei ancora qui, significa che ci tieni, allora prenditi sempre il tempo per comprendere i loro punti di forza per farli splendere, condividi le loro sfide, ma soprattutto gioca di squadra, insegna con il tuo esempio e se proprio perdi la bussola ricorda come ti sentivi, cosa desideravi e come pensavi quando il teen eri tu!
Per chiudere in bellezza condividi un tuo trucco, stratagemma o tattica da vero “teen hacker” per contribuire con il tuo apporto a sostenere chi non sa più come “crackare” il suo teen.
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