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Un aumento di 30.000 € in busta paga? O lavorare sempre da casa? Ecco cosa vogliono i dipendenti.

Secondo un sondaggio condotto da Blind e pubblicato su Bizjournal.com la maggior parte delle grandi aziende degli USA, a seguito della diminuzione dei contagi e della possibilità di ritornare alla "normalità", ha proposto una scelta ai propri dipendenti chiedendo loro se preferissero un aumento di 30.000 $ all'anno, oppure la possibilità di continuare a lavorare da casa rinunciando all'aumento.



Che scelta, eh?!? Ma ci pensi? Ooohh! Dico: 30 mila euro in più all'anno in busta paga. Probabilmente da tassare, ok, ma son soldi. Mica pizza e fichi.

Oppure stare a casa, e niente più ufficio. Libertà. Organizzarsi la giornata, stare in tuta e ciabatte, non doversi più sbarbare-truccare-profumare. E poi il tempo. Il tuo tempo. Più tempo, più spesso e per più tempo.

Bel dilemma, bel dilemma, rispondere sinceramente e assumersi la responsabilità della scelta che segue la risposta a questa domanda. Domanda che - tra l'altro - non è stata rivolta a dipendenti di piccole realtà imprenditoriali, che hanno stipendi tanto scarsi quanto lo sono le possibilità di realizzarsi, esprimersi e crescere nel loro ambito lavorativo. Per molti di loro la risposta sarebbe stata logica e forzata. No-no-no! La domanda da 30 mila pezzi da uno, proprio quelli con su stampata la faccia smunta di Giorgino Washington, è stata rivolta ai dipendenti di Microsoft, Google, Amazon, Apple, JP Morgan e altri colossi dei rispettivi settori, e ... No! non te lo dico fino alla fine il risultato del sondaggio, perché prima voglio che tu faccia il percorso mentale di ragionarci sopra per benino. Allora giù il gettone, si parte!


Scenario: la pandemia si avvia lentamente alla regressione. Tra vaccini, distanziamento sociale, smart working, mascherine, gel disinfettanti e compagnia bella le abbiamo assestato un bel colpo alle parti basse. E ora le aziende devono prepararsi per il "post", riorganizzarsi, oppure organizzarsi diversamene da come già si erano ri-organizzate per restare in piedi. E siccome le aziende sono le persone, di persone - e con le persone - bisogna parlare. E parliamone, allora. Inizio io.


Questo anno è stato - per me ma non solo - un anno difficile, di trasformazione, di decisioni, di strategie, di impegno, studio, lavoro duro, entusiasmo e anche di paure, di tutte le sfumature e intensità di paura. Proprio all'inizio della scorsa estate, giusto un anno fa, mi sono posto una domanda, mi sono risposto, e ho agito di conseguenza. Ma non ho rinunciato a 30.000 euro di aumento, ho rinunciato "solo" a metà del mio stipendio, accettando di lavorare part-time per avere la libertà di dedicare più tempo a me. L'ho comprata quella libertà, e a caro prezzo pure! Libertà e tempo mi sono comprato. Cioè, li ho barattati come si faceva all'epoca del bronzo, scambiati con quello di cui potevo disporre e privarmi. Non è stato facile scegliere, sapendo poi che altri avrebbero subito le conseguenze della mia scelta, e altri ancora mi avrebbero giudicato. Scelta opinabile. Contro la logica e le consuetudini, contro l'età e il retaggio dell'educazione, contro la carriera, contro la comodità, scelta-contro ma scelta-sentita. Una scelta per riavere il mio tempo: di leggere, di studiare, di stare nell'orto a pasticciare con la terra e i fiori, di stare insieme alla mia compagna, dando qualità al tempo trascorso insieme e togliendo superficialità ai discorsi. Tempo per le passeggiate in silenzio nel bosco con il mio cane, tempo per andare a correre, per fare un corso di yoga, tempo di pensare e progettare, tempo di iniziare a scrivere un blog, di aiutare chi ha bisogno, di fare telefonate in cui si ascolta, di mangiare seduto, di masticare ogni boccone, di stare da solo, o di scoprirsi a desiderare la compagnia. E potrei andare avanti, perché il prezzo che ho scelto di pagare è comunque foriero di benefici (tanti benfici) ai quali non so se potrei rinunciare. Ballaaaa! Grandissima Balla! Lo so - invece - che non potrei più rinunciarvi, e per questo sono disposto a sbattermi il doppio di prima e farmi in quattro per consentirmi di poter vivere con maggiore libertà e consapevolezza, trovando modi alternativi (legali, tranquillo ... ) e più "miei" per avere un reddito sufficiente.

Allora se per me è cambiato così tanto nella vita di tutti i giorni, rinunciando a così tanto (al 50% del mio reddito garantito dallo stipendio fisso, porcaccia la miseria) per avere in cambio la libertà, cosa avrei risposto se mi fosse stato proposto di mantenere il mio reddito rinunciando solo ad un ipotetico aumento? Col senno di poi, è facile: "Tienili i tuoi sporchi soldi, la mia vita non si compra". Me lo chiedo ancora - tutti i giorni - se ho fatto bene, o se è una cazzata da ventenne, se me ne pentirò, se è giusto che altri siano coinvolti nelle mie scelte, se fallirò, se mi romperò le ossa, se arriverò dove vofglio andare, se se, se.

Ma la voglia di riappropriarmi del mio tempo, per viverlo in modo più pieno, profondo e utile vince ancora. E vincerà. Lo so. E poi il mondo sta cambiando, anzi è già cambiato e mi sembra proprio che molti stiano dirigendosi come falene verso la luce di quel fuoco che alimenta la voglia di libertà. Lo leggo, sempre più spesso un riflesso appare sullo specchio dei social, lo sento dalla boccaccia della TV, nei sussurri dei podcast. Lo vedo, me ne parlano, lo percepisco, c'è. Il cambiamento delle persone c'è stato, la scelta che sempre più persone fanno è quella, anche se non hanno ricevuto la proposta di aumento per rinunciare alla libertà. Il Covid-19 ha spinto il cambiamento a 300 all'ora, ha aperto uno scenario che altrimenti non si sarebbe concretizzato nella nostra società, per almeno altri 20 anni.

Ci pensi? O meglio, lo sai. Lo sai che lavorare da casa vuol dire niente tempo perso per le code in tangenziale, niente soldi per i trasporti, niente più tempo perso per vestirsi adeguatamente (stare in tuta e ciabatte è una abitudine socialmente sdoganata ormai), o per stirarti le camicie dopo cena, o per il trucco-parrucco la mattina o quando sei ferma al semaforo. Si, ti ho vista mille volte, è inutile che dici "no, non io". E poi niente sbattimenti per portare i figli dai nonni, al nido, a scuola o altrove, prima di andare al lavoro a perdere tempo tra riunioni, convenevoli, dinamiche impazzite, caffè, pause pranzo ecc. Lo sai, come lo sanno in tanti che ... che lavorando a casa rendi, meglio e di più. Me ne rendo conto che concludo, quaglio, pianifico. Bravo Dennis. Libero Dennis.


Ah ma qui la stiamo tirando per le lunghe, dimenticavo i dipendenti delle big corp. americane! Da loro sono partito, e in fondo è per sapere cosa hanno risposto che sei ancora qui. E allora eccolo il risultato del sondaggio di Blind pubblicato su Bizjournal:


Aziende i cui dipendenti hanno detto: "tiéntelo il tuo aumento di m.... io voglio lavorare a casa mia":


#Amazon: 64% dei dipendenti ha detto "maraméo" ai 30mila Giorgini (Washington)

#Google: 67%, stessa scelta

#Microsoft: 62% come sopra

#Apple invece? Beh, record! Il 69%, e nel reparto vendite addirittura il 76% del personale ha rinunciato ai 30 testoni


Invece alla #JpMorgan "solo" il 47% avrebbe preferito lavorare da casa invece della vil pecunia sonante. Alla #Qualcomm "solo" il 42% non ha detto: "sì, dammi la grana fratello".


Il mondo è cambiato, tutti siamo cambiati, e non sono sicuro che torneremo indietro. E tu? E tu cosa faresti? O magari l'hai già fatto? Fammi sapere cosa ti spingerebbe a propendere per una o l'altra scelta.

E se proprio non sai cosa rispondere allora posso aiutarti a fare un po' di chiarezza nei tuoi obiettivi e priorità, per cercare le risposte nel posto giusto


Contattami, la prima chiacchierata è sempre gratis!


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A presto!

Dennis


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